Reperti

Monete

Dalle aree cimiteriali di Columbaris (fig. 1) provengono circa trecento monete tutte in bronzo che coprono un arco cronologico compreso tra l’epoca punica (IV-III a.C.) e quella altomedievale (VI secolo d.C.).

Le monete relative all’Età Punica sono state emesse da zecche sarde e sicule tra il 380-330 e il 264-238 a.C., mentre per l’Età Repubblicana sono noti soli due assi (217-197 a.C.), (fig. 2).

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Fig. 1 - Planimetria del complesso di Columbaris-Cornus con indicazione delle fasi e dei settori (elaborazione grafica di L. SALADINO, M. C. SOMMA, da Cornus I.1, p. 200, tav. II).
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Fig. 2 - Columbaris - Settore VI: asse della zecca di Roma (217-197 a.C.), (da CUGLIERI I, tav. XXXVIII).

Sono stati rinvenuti esemplari di epoca romana imperiale (figg. 3-5) databili dal III fino al VI secolo d.C. e ventotto monete vandale (fig. 6).

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Fig. 3 - Columbaris - Settore IV, 1: aes di Costantino, 317 d.C., (da CUGLIERI I, tav. XXXIX).
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Fig. 4 - Columbaris - Settore III: aes di Magnenzio, 350-352 d.C. (da CUGLIERI I, tav. XL).
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Fig. 5 - Columbaris - Settore IV, 1: aes di Costanzo II, 330-335 d.C. (da CUGLIERI I, tav. XLI).
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Fig. 6 - Columbaris - Settore I,1: monete vandale, emissione di Trasamondo (496-523 d.C.), (da CUGLIERI I, tav. XLIV).


Tali ritrovamenti dimostrano l’utilizzo della moneta con valore rituale, in quanto sono avvenuti non solo all’interno delle tombe, come obolo viatico o per Caronte (es. tt. 15, 77), ma anche all’esterno di esse, come obolo offerta (es. tt. 35, 36, 44), ancora sia all’interno che all’esterno (es. tt. 20, 21, 26) e presso le mense preposte allo svolgimento del refrigerium (t. 26). Nelle tombe 75 e 76 sono attestati gruzzoli monetali.

Il ritrovamento di esemplari punici e romani ormai inutilizzati o la presenza di monete riferibili a periodi differenti va ad indicare che, una volta perso il proprio valore venale, queste ne acquisivano uno rituale e al contempo attesta la sopravvivenza di rituali pagani. Nella religione classica, sia greca che romana, Caronte era il traghettatore delle anime dei defunti da una riva all’altra dell’Acheronte, il fiume dell’Ade (fig. 7): dietro compenso il traghettatore avrebbe accompagnato l’anima del defunto all’altra sponda, così i suoi cari, per assicurargli il viaggio, avrebbero lasciato una moneta nella sepoltura.

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Fig. 7 - Valencia, Museo de Bellas Artes de San Pio V: La barca di Caronte, olio su tela di J. Benlliure Gil (1919), (da http://darkclassics.blogspot.it/2010/12/jose-benlliure-y-gil-barque-of-charon.html).


In Sardegna tale pratica è attestata in numerosi contesti tombali già dall’Epoca Romana sino a quella tardoantica (ad esempio Sant’Imbenia, Sassari, e Loc. Cuccuru Porceddus, Decimoputzu) e a quella pienamente medievale (a Posada) e postmedievale (Sant’Eulalia a Cagliari, dove le monete rinvenute sono di Età Sabauda).
Inoltre numerose altre monete, sia di bronzo sia d’oro, sono state rinvenute in tutta l’area di Cornus e sulla collina di Corchinas, anch’esse riferibili al vasto arco cronologico in parte già riscontrato a Columbaris, ovvero dall’età punica sino alla fine del VII (cfr. fig. 8).

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Fig. 8 - Tremisse aureo (anno di emissione: 705-711, zecca di Costantinopoli), provenienza sconosciuta: sul diritto è rappresentato Cristo, sul rovescio l’imperatore Giustiniano II e il figlio Tiberio IV (da http://www.coinshome.net/coin_details.htm?id=NHLBwcI0nbMAAAEm8uc6TOhH&locale=en).

 

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