Reperti

Rametti di corallo

Nell’area di Columbaris sono stati rinvenuti quattro rametti di corallo grezzo rosa (figg. 1-3) e un vago dello stesso materiale.

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Fig. 1 - Columbaris: rametti di corallo (da CUGLIERI I, figg. 19-20).
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Fig. 2 - Rappresentazione grafica dei rametti di corallo rinvenuti nell’area cimiteriale di Columbaris (da CUGLIERI I, tav. XCV, nn. 28-29).
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Fig. 3 - Columbaris: quattro rametti grezzi e vago in corallo (da Cornus I.2, Tav. XV).


Uno dei quattro rametti proviene dall’area prossima al battistero mentre i restanti e l’elemento lavorato sono stati rinvenuti in ambito funerario: uno all’esterno della tomba ad enchytrismos di un bambino (t. 97), gli altri due all’interno di sepolture (tt. 83, 102) così come il vago cilindrico da quella 101, anch’essa in anfora. La presenza di tale materiale all’interno e nei pressi di due sepolture infantili (tt. 97, 101) sarebbe connesso alla valenza apotropaica e alla funzione di propiziatore della maternità svolte dal corallo in antico. Il corallo e l’ambra avevano un valore magico riconosciuto già dall’epoca fenicio-punica, ruolo che si mantenne nei secoli e rimase sia legato all’infanzia, sia quale conservazione di un rituale funerario. 

Esso si ritrova ampiamente nelle necropoli fenicie e sporadicamente nei tofet in forma di rametto grezzo; nei centri di matrice fenicia della Sardegna è attestato a Nora, Cagliari, Tharros (nel tofet).

Ancora in ambito fenicio-punico, il corallo risulta attestato negli abitati e soprattutto nelle necropoli e nei santuari.
Nella mitologia greca il corallo è posto in relazione con il sangue della testa di Medusa (fig. 4), la quale, mozzata da Perseo, venne deposta su un letto d’alghe. Impregnati del sangue della Gorgone, gli elementi vegetali si sarebbero trasformati in coralli. Da qui la credenza degli antichi che esso solidificasse al tocco umano ma avesse una consistenza differente in acqua.

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Fig. 4 - Firenze, Galleria degli Uffizi: dettaglio del capo di Medusa da “Scudo con testa di Medusa” di Michelangelo Merisi detto «Caravaggio» (1595-1596), (da http://it.wikipedia.org/wiki/Gorgoni#/media/File:Michelangelo_Caravaggio_017.jpg).

Le fonti greche e latine menzionano sporadicamente il corallo (fig. 5), attestato principalmente nelle opere a carattere medico, naturalistico e geografico.

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Fig. 5 - Ramo di corallo (da http://www.paleoantropo.net/reefs/coralli/biologia.htm).

L’impiego maggiormente attestato è quello medico, segue la funzione apotropaica e magica, infine è noto anche il suo uso ornamentale (fig. 6) e commerciale.

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Fig. 6 - Piazza Armerina, villa romana: il mosaico rappresenta esseri marini adorni di corallo, IV-V sec. a.C. (da http://mlozar.blogspot.it/2012/10/de-la-naturaleza-de-las-cosas.html).



Per il suo potere magico veniva utilizzato come amuleto sia per la tutela personale, sia per la protezione in circostanze particolari, come durante le guerre, la navigazione o il lavoro nei campi. Nel mondo romano appare piuttosto legato ad un aspetto cultuale, connesso ad alcune divinità. In epoca tardoantica e medievale in Sardegna è stato individuato in siti quali Sant’Imbenia (Alghero) e Sant’Eulalia (Cagliari) ancora in contesti tombali.

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