Schede di dettaglio

Antefisse fittili

Il termine trova la sua origine nel latino antefixum, da ante (avanti) e figere (affiggere).

Presso gli antichi tale termine aveva un significato più generale ad indicare un oggetto fittile, ossia di terracotta, affisso alla trabeazione e al tetto di un edificio. Secondo una tradizione conservataci da Plinio, l’invenzione di queste decorazioni architettoniche si deve al vasaio Boutades da Sicione, che nella sua figlina a Corinto adornava con maschere gli embrici estremi delle tegole nell’VIII secolo a.C.

Sulla base di confronti stilistici, le antefisse provenienti da Sant’Eulalia sono state attribuite ad officine romane attive durante la prima età imperiale: esse riportano motivi decorativi quali il gorgoneion su cespo d’acanto (figg. 1-2), la protome leonina (fig. 3) e la palmetta fenicia e, nella parte posteriore, mostrano un tenone da inserire all’interno dell’incavo del coppo.

In un momento difficilmente databile avvenne lo smantellamento di una parte del tetto del portico, in seguito al quale gli elementi architettonici ad esso pertinenti finirono all’interno della cisterna, luogo del loro ritrovamento.

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Fig. 1 - Antefissa fittile con gorgoneion su cespo d’acanto (foto di Unicity S.p.A.)
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Fig. 2 - Antefissa fittile con gorgoneion su cespo d’acanto (foto di AFS).
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Fig. 3 - Antefissa fittile con protome leonina su cespo d’acanto (foto di Unicity S.p.A.).




Bibliografia

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