Specchio bronzeo e teca in sughero
Nella regione di Columbaris, nel podere del canonico Mastino, fu rinvenuto uno specchio bronzeo all’interno di una frammentaria teca in sughero (figg. 1-2), poi donato al Museo Archeologico G. A. Sanna di Sassari dov’è tuttora esposto.
Il manufatto si caratterizza per un disco bronzeo con una faccia concava adatta a riflettere, priva di decorazione (fig. 3), utilizzato sin dall’età etrusca.
La parte superiore della teca doveva essere scorrevole, azione permessa da cerniere bronzee fissate ai lati e nel margine superiore tramite sottili chiodini (fig. 4). I frammenti che compongono il coperchio mostrano la decorazione eseguita per mezzo di un sottile filo d'argento inserito nel sughero inciso.
L’immagine rappresentata è un'anfora inserita all’interno di una struttura architettonica il cui architrave poggia su colonne, provviste di capitelli corinzi o compositi (fig. 5).
Il motivo decorativo è noto in altri tipi di oggetti soprattutto riguardanti la sfera funeraria, come le lastre, ma compare sporadicamente in altri di uso comune. È stato ipotizzato che la raffigurazione non si riferisca ad un momento della vita reale, ma abbia una valenza simbolica. La forma dell’anfora sembra riproporre l’unione di elementi mutuati da alcuni contenitori da trasporto circolanti nel Mediterraneo occidentale soprattutto tra IV e VI secolo d.C. (cfr. fig. 6).
È possibile che il manufatto provenga da un contesto tombale poiché sia lo specchio che l’anfora rivestono un ruolo simbolico nella sfera funeraria: il primo rifletteva l'immagine della vita anche dopo la morte, mentre l’anfora potrebbe rappresentare il corpo come contenitore dell’anima. Lo specchio e la custodia potrebbero essere prodotti dell'artigianato locale nonostante il motivo inciso sul coperchio riveli un'ispirazione a modelli culturali bizantini o ravvenati, che si diffusero in Sardegna intorno al VI-VII secolo d.C.
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