Uno degli aspetti principali della religione nuragica era costituito dal culto dei morti e dalle credenze legate al mondo degli inferi. La stessa tipologia monumentale ricorda, nello schema planimetrico, una protome taurina: simbolo per i suoi attributi di forza e virilità della religione dei sardi preistorici fin dal lontano Neolitico. Al centro dello spazio semicircolare dell’esedra di Thomes (fig. 1), in cui si svolgevano i riti funebri, si trova, ancora in situ, l’elemento di maggiore interesse della sepoltura, ossia la stele centinata, in cui si riconosce il motivo della porta inferi, porta di confine tra il regno dei vivi e quello dei morti.

Fig. 1 - Tomba dei giganti di Thomes (foto di Unicity S.p.A.).

La tradizione letteraria antica riferisce di riti di incubazione rituali e terapeutici correlati al culto degli antenati eroizzati e divinizzati, che si sarebbero svolti sui banconi delle esedre frontali delle tombe dei giganti.
La cultura del morire nella società protostorica sarda è documentata da una serie di elementi che, in stretta relazione con la tomba, presenti nella camera di sepoltura e presso l’esedra, sono funzionali alle pratiche rituali in onore dei defunti: betili, betilini, fosse, pozzetti, coppelle, nicchie, banconi (figg. 2,3).

Fig. 2 - - Tomba dei giganti di Campu de Pira ’e Onni di Villagrande Strisaili (da http://photos.wikimapia.org/p/00/04/24/61/60_big.jpg).

Fig. 3 - Betili dal complesso funerario di Tamuli-Macomer (da http://www.sardegnadigitallibrary.it/index.php?xsl=615&s=17&v=9&c=4461&id=120744).