Tomba dei giganti di Thomes
- Età Nuragica, XVII-XIV secolo a.C.
La sepoltura collettiva megalitica di S’Ena 'e Thomes è un notevole esempio di architettura funeraria nuragica (figg. 1, 2). Fu scavata e restaurata da Francesco Nicosia, allora Soprintendente Archeologico per le province di Sassari e Nuoro, durante l’estate dell’anno 1977 (figg. 3-8).
Prima dell’intervento la tomba si presentava in pessimo stato. I lavori di restauro consentirono di ricostruire pressoché l’intera struttura, e di osservare alcuni accorgimenti tecnici utilizzati per la sua costruzione. La fronte del monumento funerario, realizzato interamente in granito locale, presenta l’esedra, ossia lo spazio in cui si svolgevano i riti associati al culto dei morti, di forma semicircolare e realizzata con lastroni piantati a coltello (ortostati) decrescenti verso l’interno (figg. 3, 4).
Presenta una corda di 10,20 metri ed una freccia di 4,20 metri.
Al centro si trova l’imponente stele centinata, ricavata da un unico blocco di forma sub-ovale, è alta 3,65 m, larga 2,10 m, spessa 0,40 m e pesa all'incirca 7 tonnellate; è circoscritta da una cornice in rilievo e da una modanatura trasversale (fig. 5).
Il pilastro destro della stele è più corto rispetto a quello sinistro, e si appoggia su un blocco lavorato, rafforzato da un tacco di piccole pietre. Si nota inoltre la presenza di una cavità laterale, funzionale per movimentare il lastrone; i due ortostati disposti a destra e a sinistra della stele stati sagomati in modo da poter combaciare perfettamente ai lati di essa.
Nel riquadro inferiore della stele centinata si apre il portello quadrangolare dell’ingresso, con spigoli arrotondati, orientato a Sud, attraverso cui si accede alla lunga camera di forma rettangolare (lungh. 10,9 m; largh. 0,80 m; alt. 1,5 m). È stata costruita con lastroni rettangolari conficcati verticalmente nel terreno, su cui poggiano pietre appena sbozzate, a cui sono state aggiunte delle scaglie litiche più minute per dare un maggior sostegno alla muratura (fig. 6).
La camera megalitica mostra una copertura realizzata con grandi lastroni granitici, ben accostati l’uno all’altro, nonostante l’apparenza molto irregolare. Tre lastroni erano ancora in posizione originaria, mentre altri due sono stati rinvenuti rovesciati nel fianco della tomba e forse altri due distrutti. Il corridoio funerario si restringe in prossimità dell’ingresso, fino a formare quasi un piccolo andito (lung. 1,52 m), differenziato da due lastroni di copertura di dimensioni inferiori e ad un livello decisamente più basso rispetto agli altri utilizzati per la copertura (figg. 7, 8, 9).
Il pavimento conserva ancora traccia di una pavimentazione a lastrine di granito.
Un tumulo ricopriva la tomba dei giganti di Thomes di modo che, allo stesso tempo, venisse nascosta ed evidenziata: difatti, esso serviva anche a conferire allo stesso sepolcro un effetto di monumentalità e visibilità (fig. 10).
Complessivamente la tomba è lunga oltre 16,20 m e larga 7 m circa.
I reperti emersi durante lo scavo (quali ad esempio frammenti ceramici, uno spillone bronzeo, embrici, coppi, monete) consentono di ipotizzare la costruzione e l’utilizzo della tomba durante la facies del Bronzo Medio di Sa Turricula (1600-1500 a.C.), e un uso della stessa che si protrae fino ad Età Storica. Difatti, della frequentazione in Epoca Romana e Altomedievale residuano ancora oggi le tracce di un insediamento in parte addossato alla stessa tomba (III sec. a.C. e il VI/VII sec. d.C.).
Bibliografia
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