Le armi ad asta
La caratteristica di queste armi era quella di avere la parte metallica, atta ad offendere, collocata al termine di una lunga asta in legno duro (fig. 1). Si svilupparono durante il Medioevo in ambito plebeo prendendo spunto dagli attrezzi agricoli.
L’azza e il roncone, per esempio, vennero perfezionate sino ad evolversi nell'alabarda, nella partigiana e nella corsesca. La facilità di realizzazione di queste armi ha dato origine a svariati tipi di lame da inastare, con forme e misure diverse (fig. 2).
L’asta, sebbene non eccessivamente lunga, doveva essere usata con entrambe le mani e consentiva di colpire l’avversario senza venire a diretto contatto con esso. Erano le armi delle formazioni di fanteria, che non possedendo né armatura né cavallo, fronteggiavano i cavalieri nemici serrando i ranghi e creando un groviglio di lame difficile da superare (fig. 3).
La lancia, in particolare, fu utilizzata anche dai cavalieri (fig. 4).
Bibliografia
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- A. MONREVERDE, E. BELLI, Castrum Kalaris. Baluardi e soldati a Cagliari dal Medioevo al 1899, Cagliari 2003.
- E.E. VIOLLET LE DUC, Encyclopédie Médiévale, Tome II, Tours 2002.
- A. MONTEVERDE, G. FOIS, Milites. Atti del Convegno, Saggi e Contributi (Cagliari, 20-21 dicembre 1996), Cagliari 1996.
- M. TROSO, Le armi in asta delle fanterie europee, 1000-1500: con uno studio esemplificativo delle coeve tattiche di combattimento e tecniche di impiego e una trattazione dettagliata su roncole, ronche, ronconi, Novara 1988.