Brocchette bizantine
Dalla tomba a sarcofago 112 dell’area cimiteriale di Columbaris proviene un esemplare integro di brocchetta cosiddetta “bizantina” dal caratteristico corpo costolato (fig. 1).
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Il reperto si caratterizza per le piccole dimensioni, l’ansa che poggia sul collo, l’orlo ingrossato e il piede troncoconico (fig. 2): per la sua grandezza e la presenza di manufatti analoghi in contesti tombali - che solitamente trova collocazione presso il cranio dell’inumato - è stato posto in relazione non solo con l’aspetto funerario in genere ma anche con il rito del refrigerium, infatti si trova in concomitanza con ceramica da mensa e d’uso comune; secondo alcuni studiosi invece, sarebbe da interpretare come utensile usato durante la somministrazione del battesimo, portato come simbolo della propria conversione nella tomba.
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La presenza di frammenti di sigillata africana rinvenuti al di sopra del coperchio del sarcofago e nello strato di frequentazione attorno ad esso ha consentito di proporre una datazione della sepoltura al VI secolo d.C. Nel contesto cornuense la brocchetta bizantina è attestata, inoltre, da numerosi esemplari frammentari (fig. 3) rinvenuti nell’area cimiteriale.
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Questo tipo di contenitore si diffuse in tutto il bacino del Mediterraneo occidentale nel periodo compreso tra il I e il VII secolo d.C.: è ampiamente documentato sia in ambito peninsulare sia nei contesti dell’Africa settentrionale, nei quali si devono probabilmente riconoscere i principali luoghi di produzione. In Sardegna sono numerosi i siti che hanno restituito questo tipo di manufatto, in particolare tra i contesti di tipo funerario si ricordano la necropoli di Pill’e Matta a Quartucciu (fig. 4) e la necropoli di Barrua’e Basciu a Santadi.
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