Schede di dettaglio

Il territorio in Età Romana

Durante l’Età Romana l’Ogliastra rappresentava non solo un punto nodale di passaggio tra il nord e il sud della Sardegna, nella strada che collegava Carales e Olbia, ma raccordava anche l’interno dell’isola con la costa orientale (fig. 1).

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Fig. 1 - La viabilità romana in Sardegna. In rosso sono evidenziati i siti di Custodia Rubriensis e di Sulci; in giallo la strada che collegava Cagliari a Olbia (da Mastino 2005, p. 340, fig. 37).

Nella regione ogliastrina, in questa fase della sua storia, vi era una forte presenza militare, come dimostra la denominazione del centro di Custodia Rubriensis (localizzato a Bari Sardo) e il ritrovamento, tra Lanusei ed Ilbono, di diplomi (probabilmente tutti di classiari) e di decorazioni militari (phalerae). Ciò dimostra che nell’area, nonostante il basso indice di romanizzazione, erano presenti dei veterani romani.

Le informazioni sulla natura degli insediamenti, che dovevano essere soprattutto rurali, sono scarse, ma in alcune aree, come nella piana costiera dello stagno di Tortolì, si concentra la maggior parte delle testimonianze di cultura materiale databili all’Età Romana (fig. 2). Insediamenti di una certa estensione sono stati individuati a nord, nelle zone pianeggianti alle spalle della laguna, come nelle località Tradala e Perdixedda; mentre più a sud, un sito di particolare interesse si trova a Is Murdegus.

In questa fase storica è plausibile che le imbarcazioni romane che solcavano il Mediterraneo dirette verso il Nord Africa trovassero un punto di sosta lungo la costa di Tortolì-Arbatax. Questa ipotesi trova conferma grazie ai numerosi rinvenimenti subacquei lungo la costa orientale della Sardegna, da Olbia a Cagliari. In particolare, al largo di Capo Bellavista-Arbatax, è stato il ritrovato un relitto di una nave che trasportava un carico di lingotti di stagno, rame e ferro, provenienti dalle miniere della provincia romana della Betica (corrispondente all’attuale Andalusia) e databili al I secolo d.C.

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Fig. 2 - Foto aerea con veduta dello stagno di Tortolì (da http://www.alimages.it/report/2006a/06ago3/agosto3.html).

Altre attestazioni della fase romana sono le strutture murarie riferibili ad ambienti termali presso la chiesa di Santa Barbara e a San Lussorio e i numerosi rinvenimenti sporadici di monete, bolli su dolia e ceramiche da mensa e da cucina. Inoltre, il recupero in mare di un cospicuo numero di anfore (fig. 3), testimonia l’esistenza di intensi traffici commerciali, specialmente di olio e pasta di pesce, tra la costa ogliastrina e gli altri paesi del Mediterraneo, in particolar modo col Nord Africa. Ciò è avvalorato anche dalla citazione riportata nelle fonti antiche, del Sulpicius Portus (fig. 4), la cui ubicazione è probabilmente da collocare presso la costa di Tortolì-Arbatax, in prossimità dell’area dell’attuale stagno.

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Fig. 3 - Anfora dal mare di Arbatax (da A.a.V.v. 2005, p. 73).
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Fig. 4 - Septima Europe Tabula, in Ptolomeus Claudius, Cosmographia, Ulma, 1482. Nel cerchio rosso l’indicazione del Sulpicius Portus (da http://www.sardegnacultura.it/j/v/258?s=24292&v=2&c=2810&t=1#)



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