Gli Arabi
La presenza di merci arabe nel complesso del Palazzo di Baldu porta ad interrogarsi sui rapporti socio-economici tra il mondo islamico e la Sardegna, in un momento in cui il Mediterraneo era luogo di intensi scambi tra stati occidentali ed orientali.
La nazione araba nacque nel VII secolo quando Maometto fondò la religione islamica sotto la quale vennero unificati politicamente tutti i popoli che vi aderirono. Alla sua morte, nel 632 d.C., lo stato si espanse attraverso rapide conquiste che interessarono la Persia, la Palestina, la Siria, l’Egitto, tutta la costa dell’Africa settentrionale, la Spagna, raggiungendo le terre francesi dove l’avanzata islamica subì una sconfitta nel 732 (fig. 2).
Successivamente alla conquista delle coste africane alla fine del VII secolo, la Sardegna, ancora bizantina, divenne oggetto un territorio utile per l’espansione dell’Islam.
Gli Arabi sfruttarono i porti isolani per raggiungere l’Andalusia e il Maghreb e per sfruttare le risorse naturali necessarie per il proseguimento delle operazioni militari e per il sostentamento delle regioni già occupate; inoltre l’Isola era costretta a pagare la Giz’yah, ovvero una sorta di riscatto di persone e beni. In Sardegna le incursioni arabe si conclusero definitivamente all’inizio dell’XI secolo, grazie all’intervento di Pisa e Genova, quando ormai aveva dichiarato la sua autonomia con la costituzione dei quattro giudicati.
A partire da questa data, dall’impero islamico ormai sfaldato, si crearono degli Stati distinti: l’elemento etnico si mescolò con quello delle popolazioni sottomesse, restando presente nel bacino mediterraneo e nel vicino Oriente sino al XIII secolo, quando si ebbe un arresto da parte dell’invasione mongola (fig. 3); i secoli XVI-XVIII segnano il declino economico e spirituale del mondo arabo.
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