Frammento vitreo decorato
All’interno del castello di Monreale, nell’ambiente delta, durante le indagini archeologiche del 2000, è stato recuperato negli strati di scarico composti da terra e frammenti di materiali vari, un frammento vitreo particolarmente interessante (fig. 1).
Il pezzo, di piccole dimensioni (62 mm di lunghezza per 28 mm di altezza) è costituito da vetro sottile (1,2 mm) e trasparente, decorato con smalti colorati sia sulla parete esterna che su quella interna. Uno dei motivi ornamentali è costituito dallo scudo con quattro pali rossi in campo d’oro, affiancato da elementi floreali trilobati realizzati in giallo e blu.
Alla sinistra dello stemma araldico è una campitura in blu con stelle in oro a sei punte, che simboleggia un cielo stellato (fig. 2). Il reperto può essere inserito nella tipologia di bicchieri di produzione veneziana in vetro decorato con smalto policromo, databili fra il XIII e il XIV secolo.
A causa dell’esiguità del frammento si possono fare solo alcune considerazioni riguardo al motivo araldico parzialmente conservato nella decorazione: lo scudo con i quattro pali rossi era lo stemma dei conti di Barcellona e, successivamente, della Corona d’Aragona (fig. 3); in forma composita, nella seconda metà del XIII secolo, fu inserito anche nello stemma del Giudicato d’Arborea.
Questo frammento vitreo, dunque, potrebbe rappresentare una testimonianza della presenza a Monreale di esponenti della famiglia dei Giudici d’Arborea oppure di un membro della casata catalano-aragonese, i quali non solo erano gli unici a poter utilizzare manufatti con lo stemma della Corona, ma avevano anche i mezzi economici per poter commissionare un prodotto di lusso come questi bicchieri, personalizzati con la decorazione desiderata.
Bibliografia
- F.R. STASOLLA, Per un’archeologia dei castelli in Sardegna: il castrum di Monreale a Sardara (VS), in Temporis Signa, V, 2010, pp. 39-54.
- F. CARRADA, Un oggetto di particolare pregio dal castello di Monreale, in V. GRIECO, I Catalani e il castelliere sardo, Cagliari 2004, pp. 241-250.