Orecchino in oro
L’orecchino cosiddetto “a sanguisuga” è stato rinvenuto presso la tomba 9 AR della necropoli punica di Sulky, databile tra il VI e il V sec. a.C.
L’orecchino ha il corpo costituito da una lamina tubolare in oro di forma ellittica, che si assottiglia alle estremità: si tratta di un oggetto molto semplice che rispetto ad altri orecchini a sanguisuga che presentano il classico rigonfiamento nella parte centrale del corpo (da cui il nome “a sanguisuga” visto che l’orecchino assume quasi la forma dell’animale), qui presenta invece una forma a due coni uniti dalla base (figg. 1-2).
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La tipologia dell’orecchino “a sanguisuga” è assai diffusa nell’ambito dell’oreficeria fenicio punica, e ha una forma che può essere semplice, oppure decorata con alcuni particolari, quali pendenti (figg. 3-4) oppure applicazioni di diverso tipo, tra cui si distinguono quelle ottenute con la tecnica della filigrana e della granulazione (fig. 5), che sembrano più rare tra gli esemplari finora rinvenuti a Sulky.
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Lo sviluppo dell’artigianato orafo punico è legato ad una tradizione artistica assai ricca ed affermata da secoli presso la madrepatria Fenicia. Non si conosce la bottega d’origine dell’orecchino di Sulky e spesso i gioielli venivano conservati per più generazioni rimanendo sempre in uso.
Ma qual era la funzione gli orecchini? Come accade oggi, questi preziosi oggetti avevano il compito di abbellire la defunta e indicavano pure l’appartenenza a un ceto sociale elevato e comunque con grandi possibilità economiche. Essi inoltre presentavano spesso simboli magici e religiosi, e dunque avevano un compito protettivo e portafortuna sia durante la vita che durante il viaggio nell’aldilà di chi lo indossava. L’orecchino di Sulky non presenta simbologie di questo tipo però e dunque è più logico pensare che si trattasse di un semplice ornamento.
Bibliografia
- E. ACQUARO, Arte e cultura punica in Sardegna, Sassari 1984.
- P. BARTOLONI, Il museo archeologico comunale “F. Barreca” di Sant’Antioco, Sassari 2007.
- G. PISANO, I gioielli, in Aa. Vv., I Fenici, Milano 1989, pp. 370-393.
- G. QUATTROCCHI PISANO, I gioielli fenici di Tharros nel Museo Nazionale di Cagliari, Roma 1974.