La Tharros punica
Durante la seconda metà del VI sec. a.C. Cartagine comincia a far sentire la sua presenza in Sardegna in modo sempre più pressante, talora anche con qualche episodio bellico.
Nel primo trattato stipulato fra Cartagine e Roma, datato al 509 a.C., la Sardegna viene inclusa nel territorio metropolitano di Cartagine. Da questa data possiamo parlare di una Sardegna punica.
Se il centro abitato di Tharros in Età Fenicia è assolutamente sfuggente, ed i dati che abbiamo li possiamo ricavare solo dalle necropoli, per la Tharros punica la situazione è migliore solo di poco.
Difatti le strutture abitative sono state distrutte e ricoperte dai massicci interventi urbanistici operati dai Romani nel corso dei secoli, che hanno cancellato quasi tutte le tracce della città precedente.
Rimangono comunque alcune emergenze che, unitamente ai dati delle necropoli, concorrono a restituirci l’immagine di una città ricca e fiorente.
La sommità del colle di Su Muru Mannu, ai margini dell’abitato vero e proprio, ha restituito una buona quantità di testimonianze di Epoca Punica (fig. 1).
Il tofet, cimitero destinati a neonati nati morti o deceduti poco dopo la nascita che si poggiava sopra i resti delle capanne di un villaggio nuragico, copre i secoli dal VII al II a.C.; più ad occidente, in un settore extra-urbano, distinto dal vero e proprio abitato, si collocava un quartiere artigianale attivo nel IV sec. a.C. in cui venivano lavorati il ferro e la ceramica.
Nella stessa area fu costruita verso la fine del IV sec. a.C. una cinta muraria, di cui è rimasto conservato un tratto (fig. 2). Il muro è costruito in blocchi di arenaria, talvolta recuperati da più antichi edifici di culto, come indicano i resti delle iscrizione incise sui blocchi medesimi.
Nella parte del centro urbano prospiciente il Golfo di Oristano troviamo il quartiere centrale della città romana, che dovette avere una simile importanza anche in Epoca Punica. Difatti vi si erge il tempio delle semicolonne, datato al IV sec. a.C., possente monumento ricavato dalla roccia a formare un basamento terrazzato che sorreggeva un altare (figg. 3-5).
Gli edifici di culto sono indubbiamente quelli maggiormente conservativi, e sul pendio orientale del colle di San Giovanni ne abbiamo una testimonianza (figg. 6-7).
Su una piattaforma di blocchi si trovano un piccolo tempio (tempietto K) ed un porticato, edificati nel II sec. a.C., quindi in Età Romana, ma sono stati utilizzati nella costruzione blocchi provenienti da un precedente edificio in cui restano incise formule dedicatorie. Verosimilmente sul sito si trovava già un luogo di culto punico, poi smantellato.
Nell’abitato tharrense sono molti frequenti le cisterne “a bagnarola”, con il lato breve arrotondato, coperte con lastroni a doppio spiovente (fig. 8). Questo tipo di cisterna è assolutamente caratteristico del mondo punico, ma in Sardegna viene continuato a costruire sino all’Età Romana imperiale. Non siamo quindi in grado assegnare ad un periodo preciso le cisterne di Tharros, in uso in Età Romana, ma è assai verosimile che almeno una parte siano la ristrutturazione di cisterne puniche già esistenti.
Bibliografia
- E. ACQUARO, Nuove ricerche a Tharros, in Atti del I Congresso internazionale di Studi Fenici e Punici, Roma 1983
- E. ACQUARO, Tharros tra Fenicia e Cartagine, in Atti del II Congresso Internazionale di Studi Fenici e Punici, Roma 1991, pp. 537-558
- E. ACQUARO ET ALII, Ricerche a Tharros, IN P. BERNARDINI ET ALII (edd.), Phoinikes B’Shrdn. I Fenici in Sardegna, Oristano 1997, pp. 119-129
- M. MARANO, L’abitato punico romano di Tharros (Cabras-OR): i dati di archivio, in A.C. FARISELLI (ed.), Da Tharros a Bitia. Nuove prospettive della ricerca archeologica, Bologna 2013, pp. 75-94.
- G. PESCE, Il tempio punico monumentale a Tharros, in Monumenti Antichi dei Lincei XLV, 1960, coll.332-440.