Reperti

Boccale in maiolica arcaica pisana (metà del XIV secolo)

Il manufatto, recuperato durante la campagna di scavo del 1992, all’interno del cosiddetto “butto” (immondezzaio) del castello di Monreale, è caratterizzato da corpo piriforme, orlo trilobato e ansa a nastro (fig. 1).

Appartiene ad una tipologia formale ampiamente diffusa, caratterizzata da una decorazione a elementi fitomorfi e geometrici in verde ramina, racchiusi in riquadri delineati in bruno manganese e distribuiti sulla parete anteriore della pancia e del collo del vaso.

Nella parte inferiore del pezzo manca l’invetriatura (fig. 2). Nello stesso contesto sono stati recuperati anche altri frammenti di orli, pareti e anse di boccali in maiolica arcaica, tutti collocabili intorno alla metà del XIV secolo.

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Fig. 1 - Boccale in maiolica arcaica pisana dal castello di Monreale (foto R.A.S.).
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Fig. 2 - Visione frontale del boccale in maiolica arcaica pisana dal castello di Monreale (foto R.A.S.).

La maiolica arcaica pisana fu prodotta dal secondo/terzo decennio del XIII secolo sino alla seconda metà XV secolo. La sua abbondante presenza in Sardegna dimostra l’influenza commerciale e politica di Pisa, in modo particolare dal XII agli inizi del XIV secolo, prima della conquista aragonese, compiuta tra il 1323 e il 1326 (figg. 3-4).

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Fig. 3 - Pinacoteca Nazionale di Cagliari, boccale del c.d. “Fondo Pula” di produzione pisano-ligure (da http://www.pinacoteca.cagliari.beniculturali.it/imagePreview.php?id=411).

Vengono riconosciute tre fasi produttive: dal 1210/1230 al 1280 (inizio della produzione, con probabile presenza di maestranze iberiche a Pisa); dal 1280 al 1350 (ampliamento del repertorio morfologico e decorativo); dal 1350 al 1478 (maggiore varietà nel repertorio morfologico, graduale decadenza della qualità estetica).

I manufatti sono in gran parte ceramiche da mensa e comprendono sia forme chiuse (boccali) che aperte (ciotole).

I vasi dopo essere stati realizzati al tornio ed essiccati, venivano sottoposti ad una prima cottura in ambiente ossidante (per conferire un colore rosato all'impasto), ottenendo così il “biscotto”, cioè il corpo ceramico senza alcun rivestimento.

Sopra il biscotto veniva poi steso uno strato di smalto stannifero, dal tipico colore bianco (all'esterno del vaso se si trattava di una forma chiusa, all'interno se si trattava di una forma aperta), mentre con una vetrina piombifera trasparente si impermeabilizzavano le parti meno in vista.

Dopo aver fatto asciugare lo smalto, si realizzavano le decorazioni con il solo utilizzo del colore verde, ottenuto con una miscela di ossido di rame, e del colore nero/bruno, ottenuto con ossido di manganese. Il vaso subiva poi una seconda cottura per fissare i colori della decorazione.

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Fig. 4 - Boccali in maiolica arcaica pisana rinvenuti nella chiesa di S. Domenico a Cagliari (da PORCELLA, SECCI 2012, fig. 3, p. 514).

Bibliografia

  • M.F. PORCELLA, M. SECCI, La maiolica arcaica pisana a Cagliari, status quaestionis alla luce delle nuove scoperte, in Ricerca e confronti 2010, Atti delle Giornate di studio (Cagliari, 1-5 marzo 2010), ArcheoArte. Rivista elettronica di Archeologia e Arte, Suppl. 2012 al numero 1, pp. 497-516.
  • R. CARTA, Ceramica rivestita d’uso domestico (XII – XIX secolo), in R. MARTORELLI, D. MUREDDU, Archeologia urbana a Cagliari. Scavi in Vico III Lanusei (1996-1997), Cagliari 2006, pp. 199-235.
  • F. CARRADA, Ceramiche dal Castello di Monreale (Sardara-Cagliari), in R. MARTORELLI, Città, territorio, produzione e commerci nella Sardegna medievale. Studi in onore di Letizia Pani Ermini, Cagliari 2002, pp. 378-417.

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