Altorilievi egittizzanti
Uno degli aspetti più interessanti relativi alla necropoli di Sant’Antioco è il ritrovamento di due rilievi che raffigurano un personaggio di stile egittizzante, uno scoperto durante gli scavi nel 1968 e l’altro nel 2002: il primo fu staccato dal tramezzo su cui era stato scolpito e portato a Cagliari dove venne restaurato e poi esposto al pubblico presso il Museo Archeologico Nazionale. Oggi non è più visibile ed è conservato nei magazzini dello stesso museo. La seconda scultura è rimasta nel luogo della scoperta, sul pilastro centrale della tomba (fig. 2) proprio al centro della camera funeraria del sepolcro n. 7 (fig. 1).
La scultura, in posizione frontale, rappresenta un personaggio maschile barbuto a grandezza naturale con il braccio sinistro ripiegato sul petto e quello destro disteso lungo il fianco. Indossa il klaft, ossia il copricapo egizio tipico dei Faraoni, ed un gonnellino; si tratta di un’immagine di influenza egiziana alquanto imitata e comune nel mondo punico.
Il rilievo si distingue per la straordinaria conservazione del colore e per la particolare accuratezza della lavorazione. Le tinte che definiscono i particolari della figura sono il rosso e il nero. La tinta nera è stato utilizzato per il klaft (fig. 3) ed anche per la barba con il ricciolo all’estremità ed i baffi, in nero è tinteggiato anche il vasetto dipinto sotto il polso sinistro, forse un balsamario. I capelli, le orecchie, le labbra ed i capezzoli del personaggio sono colorati in rosso come anche le brevi linee che cingono la parte alta delle braccia ed i polsi, probabilmente bracciali, il corto gonnellino e il rotolo chiuso nel pugno della mano destra.
In questa figura, che poggia su una base rettangolare irregolare, si potrebbe forse riconoscere la divinità fenicia Baal Addir (o Baal Hammon), il signore dell’oltretomba e della fertilità, ma non si può neppure escludere che possa trattarsi dell’immagine simbolica del defunto stesso, una sorta di ritratto. Il rotolo impugnato dal personaggio e lo sgabello sul quale poggia potrebbero alludere alla particolare autorità e ricchezza del defunto, riconoscibile anche dalla ricchezza della tomba riservatagli. Nell’altorilievo rinvenuto nel 1968 (fig. 4), alcuni studiosi credettero di riconoscere l’immagine di un genio o di un demone sotterraneo incaricato di proteggere i defunti durante il loro viaggio verso l’aldilà.
Bibliografia
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