Tomba a camera ipogeica con ingresso "a dròmos"
Il tipo di tomba che caratterizza maggiormente la necropoli di Sulci è quella definita "a dròmos", dalla parola greca che significa “corridoio”: si tratta infatti di corridoi scavati nella roccia con andamento verso il basso, in cui vengono scolpiti dei gradini che servono ai vivi per accedere nella camera sepolcrale, la quale si trova sotto terra e che accoglieva i defunti (fig. 1). Le dimensioni di tale corridoio variano a seconda del periodo: le tombe più antiche avevano un corridoio più largo.
Alla fine di quest’ultimo troviamo un pianerottolo che permetteva di preparare il defunto al suo ingresso in quella che sarà la sua dimora eterna.
Il corridoio e il pianerottolo, infatti, conducono all’accesso della camera sepolcrale che, una volta avvenuta la deposizione, veniva poi chiusa ermeticamente con una lastra di pietra e sigillata con argilla fresca; la tomba poteva esser chiusa anche con pietre o ancora con mattoni di argilla fatti seccare al sole. La camera è sempre di forma quadrangolare irregolare e, mentre le tombe più antiche presentano una cella semplice, senza suddivisioni interne e con ingresso sul lato breve, quelle più recenti presentano solitamente un tramezzo la cui estremità che dà verso l’ingresso è spesso decorata. Tra queste decorazioni, la più bella e interessante è quella ad altorilievo a figura umana intera, a grandezza naturale, di stile egittizzante, raffigurante con ogni probabilità il dio Baal Addir, signore dell’oltretomba (tomba 7). Alcune camere presentano delle sepolture a fossa al loro interno, come nel caso della Tomba Steri 2 (fig. 2).
Le pareti delle camere presentano molto spesso delle nicchie, all’interno delle quali venivano posati alcuni vasi facenti parte del corredo. In alcuni casi potevano essere decorate con pittura (stesa direttamente sulla roccia) come accade per la camera sepolcrale della tomba 7, in cui semplici bande di colore rosso, percorrono orizzontalmente le pareti, disegnando il profilo di otto nicchie, due per ogni parete, e una falsa porta (figg. 4-5).
Bibliografia
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