Protome in ceramica
Presso la necropoli dell’antica Sulky, sono state rinvenute maschere e protomi di terracotta, oggetti votivi che venivano collocati nelle tombe oppure presso i santuari come i tofet, accanto alle urne dei bimbi incinerati.
Le protomi possono essere sia maschili che femminili. Quella di Sant’Antioco è femminile e rappresenta, il volto femminile di una divinità protettrice rappresentata in stile egittizzante (fig. 1).
La protome di Sulky reca un’acconciatura che ricorda quella delle divinità femminili egizie (fig. 2) ed è in tutto e per tutto simile a degli esemplari rinvenuti a Mozia (fig. 3-4): il viso è tondeggiante con zigomi pronunciati e mento rotondo, naso ampio e robusto, sopracciglia voluminose, quasi perfettamente orizzontali con angolo esterno verso il basso, occhi a mandorla, bocca piccola e labbra carnose.
Altre protomi simili in tutto e per tutto a quella di Sulcis, sono state rinvenute sempre in Sardegna, a Tharros, ed a Cartagine (fig. 5).
La protome sulcitana è databile alla seconda metà del VI sec. a.C.; gli esemplari moziesi sono attribuibili alla fine del VI sec. a.C., e sono state rinvenute in tofet e non in necropoli come quella di Sulky; per gli esemplari cartaginesi invece è stata proposta una datazione tra VII e VI sec. a.C. Il centro di produzione principale per il mondo punico è forse da ricercarsi in Cartagine.
Ma a cosa serviva una protome come questa? Essa aveva un’ importante valenza protettiva e apotropaica: aveva infatti il compito di proteggere il defunto dentro la tomba e durante il viaggio dell’anima verso l’aldilà.
Bibliografia
- A. CIASCA, Le protomi e le maschere,in AA. VV., I Fenici, Milano 1988.
- S. MOSCATI, Le officine di Sulcis, Roma 1988.
- C. G. PICARD, Sacra Punica. Étude sur le masques et rasoirs de Carthage = Kartago. Revue d’archéologie africaine 13, 1965-1966, pp. 1-116.
- A. TARAMELLI, Maschere fittili apotropaiche della necropoli punica di Tharros ed altra, pure apotropaica, dalla necropoli di S. Sperate = Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Notizie degli scavi di antichità, Roma 1918, pp. 145-150.