Kylix
La kylix a figure nere è stata rinvenuta in frammenti all’interno di una delle tombe della necropoli fenicio-punica di Sulky. È stata ricomposta quasi interamente anche se è andata perduta una delle due anse.
Essa è decorata lungo tutta la superficie esterna da una fascia rossa con palmette nere (figg. 1-2).
La coppa presenta una vistosa deformazione, presente forse già prima della cottura, o avvenuta durante il processo (fig. 3).
La kylix di Sulky è un esemplare di ceramica attica, prodotta cioè ad Atene o in altre città dell’Attica, che fu importata in Sardegna tra la fine del VI e il V sec. a.C. (fig. 4).
Questa tipologia di ceramica è stata rinvenuta soprattutto nelle tombe, ma è nota anche dall’abitato di Sulky, ed è estremamente diffusa in Sardegna.
A cosa servivano le kylix? Esse erano delle coppe da vino per libagioni utilizzate durante i simposi greci i quali venivano così assimilati a un banchetto rituale di origine vicino orientale, la marzeah. Oltre al forte valore simbolico, la presenza di questo tipo di forma ceramica all’interno di una sepoltura, denota uno status sociale elevato del defunto.
Bibliografia
- P. BARTOLONI, Il museo archeologico comunale “F. Barreca” di Sant’Antioco, Sassari 2007.
- P. BERNARDINI, I roghi del passaggio, le camere del silenzio: aspetti rituali e ideologici del mondo funerario fenicio e punico di Sardegna in Actas del III Seminario Internacional sobre Temas Fenicios (Guardamar del Segura, 3-5 de mayo 2002), Alicante 2004, pp. 131-169.
- A. UNALI, Sulky: la ceramica attica a vernice nera in M. MILANESE, P. RUGGERI, C. VISMARA (a cura di), Atti del XVIII Convegno Africa Romana (Olbia, 11-14 dicembre 2008), Roma 2010, pp. 1227-1240.