La nascita di Tharros
La zona del Golfo di Oristano (figg. 1-2) ha una conformazione estremamente felice per l’approdo delle navi, dal momento che i due Capi, San Marco a nord e Frasca a sud, definiscono uno specchio d’acqua ben riparato dal forte e dominante vento di Maestrale.
Oltre a questo la zona è ricca di acqua e di risorse (caccia, pesca ed agricoltura), e vi si trovano comunità indigene ben organizzate cui fare riferimento per acquisire le preziose risorse minerarie del vicino Monti Ferru. Questi sono i motivi per cui la zona viene frequentata sin dall’Età del Bronzo da navigatori provenienti dal Mediterraneo orientale alla ricerca prevalentemente di minerali.
Nell’Età del Ferro, a partire dal IX sec. a.C., i Fenici si affacciano con sempre maggiore frequenza e questo si evince dalla penetrazione nell’interno di oggetti importati o fabbricati localmente su imitazione di quelli stranieri (figg. 3-4).
I nuovi arrivati si stabiliscono presso le diverse comunità locali, dando origine ad una situazione di pacifica e proficua convivenza. Con il passare del tempo l’afflusso di gente esterna aumenta, finché i piccoli insediamenti sparsi si coagulano nel nucleo del nuovo centro urbano di Tharros. Non conosciamo esattamente la sua localizzazione, ma il fatto di trovare tombe fenicie ad incinerazione a nord e a sud della città punica e romana indica che l’areale del primo nucleo urbano doveva essere comunque in questo settore. La nascita del tofet sul colle di Su Muru Mannu nei decenni finali del VII sec. a.C. indica che ormai la città si era completamente costituita.
Bibliografia
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- P.G. SPANU, R. ZUCCA, Da Tarrai polis al portus santi Marci: storia e archeologia di una città portuale dall’antichità al Medioevo, in A.MASTINO ET ALII (edd.), Tharros Felix 4, Roma 2011, pp. 15-103
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