Vaso calefattoio
Il vaso calefattoio è un recipiente di varia forma, in uso tra il Bronzo Recente e l’Età del Ferro, munito di appendici interne sopraelevate con funzione di sostegno per un altro contenitore ceramico, che veniva così tenuto quanto basta a distanza dal calore e non a contatto diretto con la brace. Nei villaggi nuragici è attestato il suo utilizzo in ambito domestico, come base di cottura o riscaldamento del cibo, in vicinanza dei focolari o a contatto diretto con la brace, dove è stato spesso recuperato mescolato a strati di cenere e carbone. All’interno del pozzetto c della capanna 135 del villaggio di Barumini, insieme con altri vasi, a carbone e cenere e a resti faunistici è stato messo in luce un esemplare di vaso calefattoio (figg. 1, 2, 3, 4) di forma emisferica, con due anse contrapposte. Tre appendici, ora spezzate, erano impostate sull’orlo, e decorate da una costolatura in risalto, che prosegue anche nella parte esterna dell’ansa. Al suo interno conteneva frammenti di corna di cervo.
Il reperto è in mostra al polo espositivo di Casa Zapata di Barumini.
Bibliografia
- CAMPUS F., LEONELLI V., La tipologia della ceramica nuragica. Il materiale edito, Viterbo 2000, pp. 742-745.
- LILLIU G., Il nuraghe di Barumini e la stratigrafia nuragica, in Studi Sardi, XXII-XXIII, 1955, pp. 444-445, tav. LXXII.
- PAGLIETTI G., Analisi del corredo ceramico dei pozzetti della capanna 135 di Su Nuraxi (Barumini, Cagliari), in Rivista di Scienze Preistoriche, LXI, 2011, pp. 215-230.