Rito del refrigerium
Il termine refrigerium deriva dal verbo refrigerare ovvero rinfrescare nel senso del sollievo derivato da un pasto, ma anche di quiete e riposo. Da ciò prende il nome il pasto funebre, attestato dal IV al VII secolo d.C. e individuato come rituale già praticato nella religiosità pagana, poi fatto proprio da quella cristiana dei primi secoli (cfr. fig. 1).
Il primo banchetto celebrato in onore di un defunto, veniva svolto subito dopo il suo seppellimento e poi al terzo, settimo, nono giorno, ancora al trentesimo o quarantesimo e infine a cadenza annuale nel giorno della morte (dies natalis). Ad esso partecipavano i parenti e gli amici del defunto e si svolgeva presso la tomba o sulla stessa, in quanto lo scopo dell’incontro era quello di ricordare la persona scomparsa che, nella credenza comune, era presente al convito. Da ultimo, la parola refrigerium andò a indicare l’augurio della beatitudine eterna all’anima del defunto e del godimento al suo corpo, espresso nelle epigrafi e nelle pitture funerarie (figg. 2-4).
Oltre al banchetto destinato ai vivi, era uso comune l’introduzione all’interno della sepoltura di alimenti come latte, miele e vino insieme ad unguenti profumati, che costituivano la libagione: la sepoltura veniva dotata di fori dove venivano inseriti tubi libatori fittili o metallici da cui colavano le sostanze (fig. 3). Nel cimitero cornuense uno di questi tubi fu rinvenuto nella tomba di Limenius.
Le autorità religiose cercarono di ostacolare lo svolgimento del rituale, a causa delle degenerazioni raggiunte alla fine dei pasti, che si trasformavano in veri e propri bagordi.
I banchetti sono attestati in catacombe e aree cimiteriali subdiali attraverso strutture funzionali al rito, quali cattedre, klinai e mense in muratura o risparmiate nella roccia: le cattedre erano il simbolo della presenza del defunto al refrigerio in suo onore; le klinai sono dei sedili o letti ricavati dalle lastre di copertura di alcune tombe a sarcofago, utilizzate dai convitati.
Le mense servivano un gruppo di sepolture: erano di varie forme - circolare, semicircolare, quadrata, rettangolare - sono caratterizzate talvolta da un'iscrizione (fig. 4) o una decorazione a rilievo e talvolta erano dotate di piccole cavità per le offerte. Esse provano lo svolgimento dei pasti rituali, infatti, nei loro pressi sono stati rinvenuti resti di pasto, recipienti fìttili e vitrei in frammenti e i carboni dei fuochi accesi per l’occorrenza.
In Sardegna le mense sono variamente attestate ad esempio a Sant’Imbenia (Alghero), Santa Filitica (Sorso), necropoli Su Gutturu (Olbia), Porto Torres, S. Saturnino (Cagliari), San Cromazio (Villa Speciosa) e Columbaris (Cuglieri - figg. 5-6).
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